martedì 14 settembre 2010

Lavori Giovanili/Young Works - 1964-68


"Natura morta", 1966, olio su tela di sacco, 45x50 cm.
"Figura del sud", 1966, olio su cartone telato, 35x50 cm.
"Eutanasia", 1966, olio su cartone telato, 50x70 cm.
"Senza titolo", 1966, olio su cartone telato, 50x70 cm.
"Venerdì santo in Campania", 1966, olio su tela di sacco, 77x100 cm
"Il distacco", 1967, olio su masonite, 75x100 cm.
"Senza titolo", 1967, olio su masonite, 94,5x49 cm.
"Senza titolo", 1967-68, olio su tela, 70x100 cm.
"Senza titolo", 1968, olio e smalto su tela, 50x70 cm.


Mi ricordo come se fosse ieri. Dopo tanti disegni e il primo quadro ad olio, su masonite, la classica “Natura Morta” (di cui ho perso le tracce), eseguita in compagnia di un amico d’infanzia (con la passione della pittura) che aiutava il padre nella professione di “imbianchino”, e il secondo, sempre ad olio, dal titolo “Fari”, un gioco elementare, astratto-geometrico fatto di colori incrociati, eseguito per gioco con un altro mio compagno di strada (che ancora conservo e si trova in fase di restauro), mi accinsi a dipingere un grande quadro (si fa così per dire, rispetto alle piccole dimensioni con cui mi ero abituato fino all’età di 16/18 anni) in occasione di un concorso di pittura a tema libero, che si teneva a Battipaglia in cui non si vincevano premi in denaro e possibilità di essere inseriti nei circuiti, come oggi, ma solo coppe, medaglie e attestati (alla gloria).

Era il 1966, frequentavo l’ultimo anno dell’Istituto d’Arte di Salerno. Avevo 19 anni. La mia limitata conoscenza degli artisti moderni e contemporanei, era puramente didattica e limitata alle poche mostre che ti poteva offrire allora la città di Salerno. Mi ricordo, a parte le personali di Mario Carotenuto (pittore salernitano molto conosciuto) o le collettive dei nostri insegnanti, una bella mostra grafica sugli espressionisti tedeschi, dei quali rimasi molto colpito e al tempo stesso facevo i paragoni con Guttuso, Vespignani, Guccione, Attardi, allora molto in auge, non solo in provincia. Ero a conoscenza, attraverso la pubblicazione di libri, collane e riviste, dell’esperienza informale di Burri, dell’espressionismo astratto di Pollok, della pittura di un Bacon, di accenni sull’avanguardia artistica del novecento, creando in me i primi impatti e riflessioni, iniziando così una mia maturazione e una mia avventura nei meandri della ricerca artistica, rimettendo sempre tutto in discussione e anche me stesso.

All’età di 19 anni, in modo viscerale ho dipinto il mio primo grande quadro ad olio (con il quale partecipai al concorso di pittura, di cui sopra), usando come supporto la tela di sacco (un sacco vero che avevo sventrato), su cui ho dipinto spremendo direttamente il colore dai tubetti, dal titolo: “Venerdì Santo in Campania”.

Questi primi quadri, accompagnati da tanti disegni, soprattutto quelli realizzati tra il 1966 e il 1967, con alcuni del 1964 e 65, rispecchiano una realtà dominante che mi offriva il mio ambiente. Una realtà, che accavallava sentimenti contrastanti, tra gli usi e costumi, dove la religione cattolica  la faceva da padrone, in un ambiente provinciale, ristretto, che lentamente si avviava verso il suo declino, dopo una gloria passata, vivendo ormai solo di ricordi, dove a prevalere su tutto, nel quotidiano era il sapore della morte,  la commemorazione dei defunti, i funerali nell’unico corso principale della città e le processioni religiose in quasi tutte le strade e stradine del centro storico. Un sapore onnipresente che si respirava dovunque. In casa, infatti, mia madre, come tutte le madri, aveva gli altarini, con i Santini e i suoi cari.

Un ambiente, che aveva segnato la mia infanzia (a parte le poche evasioni che poteva offrire il cinema e la prima televisione) e che a 19 anni tentavo di distaccarmene, dipingendolo a modo mio e interpretando a modo mio, i maestri che iniziavo a conoscere attraverso la stampa e in quelle poche mostre che Salerno poteva offrire.

18 – febbraio – 2006  

Nessun commento:

Posta un commento